Al grido di “siamo medici non influencer”, il dottor Alessandro Pasquali lancia un appello alla categoria: “Teniamo distinte le bollicine dei social dal serio pragmatismo di una sala operatoria”
di Alessandro Pasquali (medico estetico di Cesenatico con studio anche a San Marino)
Siamo medici non influencer. Dunque – anche se esistono colleghi con migliaia di follower che reclamizzano sui social il loro sconfinato talento creativo – chi lavora negli studi medici dovrebbe sempre operare nel solco rigoroso di un’etica professionale. E invece, talvolta, certi principi che dovrebbero essere “sacri” mal si conciliano con le cosiddette “mode del momento”.
E’ giusto che un medico pubblicizzi la sua attività e – nel caso – anche i suoi successi ma, nel rapporto col paziente, bisogna sempre tenere distinte le bollicine dei social dal serio pragmatismo di una sala operatoria. In atre parole, per la venale logica del profitto, non si può fare marketing sulla “pelle” delle pazienti.
In particolare, quando si parla di tecniche iniettive alle labbra, sui social regna sovrana la confusione: c’è chi parla di “Russian lips” (le labbra “a cuore”), chi di “Paris lips” e chi ancora di altre soluzioni bizzarre al solo scopo di brandizzare una tecnica, farne una moda e ricavarne un profitto.
In realtà, manuali medici alla mano, esistono per le labbra solo tre tipi di tecniche iniettive con acido ialuronico: c’è la “Paris Lip”, ovvero quando l’ago entra parallelo a bordo del labbro (il vermiglio) e inietta il filler in maniera “retrograda”, cioè pigiando lo stantuffo solo mentre l’ago esce.
Poi la tecnica con la canula che prevede due o quattro fori al massimo spesso esterni al perimetro delle labbra localizzati nella commessura labiale. In questo caso la canula che inietta il gel in “fase d’uscita” resta sempre parallela al vermiglio.
L’ultima tecnica è quella “verticale”: in questo caso l’ago, anziché entrare parallelamente al labbro, entra in direzione verticale (dal basso verso l’alto) iniettando il gel sempre in modalità “retrograda” (quelle che vengono chiamate “Russian Lip” altro non sono che una versione estrema di quest’ultima tecnica).
Queste sono considerate le uniche tre procedure standard, quelle che – se applicate correttamente – scongiurano i rischi di ematomi e complicanze.
Qual è la tecnica migliore? Quella che preserva la naturalezza dello sguardo senza snaturare la fisionomia originaria del volto iniettando dosi esagerate di filler. Insomma, nel 2022, sarebbe bello non vedere più in giro donne con la bocca deturpata solo perché il medico non sa dire “Io questo lavoro non glielo faccio”.
L’effetto canotto o l’effetto papera dipende da tre fattori: 1) la valutazione del labbro iniziale, della dentatura, del viso e delle proporzioni tridimensionali di tutta l’area peribucale; 2) La scelta del filler le cui proprietà reologiche vanno sempre calibrate in base al risultato che ci siamo prefissati. Inoltre è molto importante la “dose”, ovvero quanto materiale inserisco in ogni distretto del labbro; 3) Il terzo fattore è il “senso estetico” del medico che esegue l’intervento. La “mano” o il “tocco creativo” del professionista infatti, nel bene o nel male, fa sempre la differenza.
I procedimenti iniettivi realmente riconosciuti, come detto, sono solo questi tre. La loro miscelazione, abbinata ai tre fattori appena citati, fa sì che un medico possa comunque ottenere dei risultati migliori rispetto ad altri e, con un’abile operazione di marketing, brandizzare uno stile facendolo proprio. Ci possono essere delle variazioni a queste tecniche (come, ad esempio, l’inclinazione di mezzo grado della canula), ma questo non può bastare per celebrare la nascita di una “nuova tecnica”.
In definitiva, bisogna educare le pazienti a non seguire le “mode”, a riscoprire l’amor proprio, la bellezza di un viso armonico, la gioia di piacersi e di trovarsi a proprio agio in un corpo che può essere certamente migliorato ma mai trasformato.